Andare a scuola è quanto di più naturale ci sia: tutti ci siamo andati, tutti ci devono andare. È certo che il valore della scuola lo si scopre da adulti e che un bravo insegnante (o, viceversa, uno pessimo) può condizionare le scelte e il futuro degli adulti di domani.
Una riflessione seria e non retorica sulla scuola è urgente, oggi più che mai: la cultura, la formazione umana (e non solo “scientifica”) passa dalla scuola. Quello che accade nell’orario scolastico lascerà il segno. Che ci piaccia o no, la società non può prescindere dalla scuola.
Forse è anche per questo che moltissimi sono i libri scritti sul tema e le riflessioni sulle dinamiche di classe o sulla figura del docente si moltiplicano. Alcuni dei testi che seguono, ritengo siano un contributo interessante al dibattito sulla scuola. Ciascuno da un nuovo e coinvolgente punto di vista.
Non si può che partire dai fondamentali: sempre attuale è Lettera ad una professoressa degli alunni della Scuola di Barbiana al quale si aggiunge la riflessione, profonda e rivoluzionaria, di Lorenzo Milani in La scuola della disobbedienza.
Ma per raccontare la scuola è necessario entrarci, descriverne il vissuto. Nel godibilissimo Fuori registro di Starnone si intrecciano ricordi e aneddoti che fotografano la scuola di ieri e di oggi. Una scuola che si evolve (o involve?), che cambia con il mutare del tempo, ma che resta, tutto sommato, sempre uguale a se stessa. Prima di lui Pennac, che con il suo Diario di scuola si interroga partendo dai suoi ricordi messi a confronto con la vita scolastica contemporanea: cosa è accaduto alla scuola? La risposta, purtroppo, è da cercare nell’incapacità di cogliere e soffiare sulla scintilla che è in ogni bambino. Alla medesima conclusione giungono Stramucci che con Lettera da una professoressa racconta di come la scuola abbia smesso di trasmettere il piacere della conoscenza, e Bozzola che con Una classe difficile mostra le ombre di un sistema che vive di assenza di passione. Una scuola senza identità e un susseguirsi di riforme che hanno generato il caos è l’oggetto di riflessione di La scuola raccontata al mio cane di Mastrocola.
Per ritrovare i valori su cui ricostruire la scuola bisogna ripartire dal linguaggio, dalle parole e dall’uso che se ne fa anche nel sistema scolastico: interessante la riflessione di Veladiano in Parole di scuola e i suggerimenti per rendere più efficace l’attività didattica, del linguista Serianni in L’ora di italiano. In controtendenza I bambini di Tory Hayden della stessa Hyden che racconta, nella forma di saggio, l’amore necessario a svolgere il mestiere di insegnante.
Un mestiere sempre in bilico tra passione e frustrazione. Ma che resta il fulcro dell’intero sistema.
Del mestiere di docente, tra l’aspirazione ideale e gli ostacoli del reale, ci racconta Contu con il suo Insegnanti (il più e il meglio). Le frustrazioni, la sfiducia e le mortificazioni alle quali ogni insegnante è inevitabilmente assoggettato, sono il tema affrontato in tre delicati e appassionati romanzi: La scuola s’è rotta di Spicola, Ex cattedra di Starnone e Scuola di Felicità di Villalta. E si ride amaro in un altro ironico e coinvolgente romanzo di Starnone, Sottobanco, nel quale i docenti sono alle prese con l’ennesimo taglio alla scuola. Ritroviamo il punto di vista del docente, attraverso il racconto di aneddoti ed esperienze scolastiche e riflessioni personali in E la felicità, prof? di Visitilli. Mentre Storia di una professoressa di Senesi prova a fare una sintesi associando all’insegnamento il sentimento e il valore dell’amore.
Fare scuola è, oggi più che mai, come fa Raimo in Tutti i banchi sono uguali, considerare un valore che sembra essersi perso nel tempo: l’uguaglianza.
E non lo dico io, ma lo dice a chiare lettere la Costituzione negli articoli 3 e 34. Per una scuola che educhi ad immaginare una società completamente nuova.
Buona lettura!
Mariangela Taccogna
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